A Plague Tale: Requiem - Recensione
Por um escritor misterioso
Last updated 22 abril 2025

A Plague Tale: Requiem rappresenta un degno seguito del suo pregiato predecessore, nonché la conferma schiacciante - se ancora ce ne fosse bisogno - delle capacità di Asobo Studio.
A Plague Tale: Requiem è quello che si sperava, ovvero una riconferma e non un passo indietro, che è ciò che si può temere invece quando studi relativamente conosciuti fanno il botto con un caso fortuito. Asobo Studio ha costruito in maniera quasi artigianale un seguito che sa perfettamente dove deve puntare le sue fiches, dove deve fermarsi e dove non c’era bisogno di mettere mano. Il risultato finale è ancora una volta una sorpresa, ma per motivi diversi. Se il gameplay offre qualcosa di più, senza provare a strafare, perché aveva già tutto quello che serve (e quello che aggiunge ben si integra), in termini di intrattenimento, trama, ritmo, A Plague Tale: Requiem prende per mano il giocatore, poi inizia ad andare sempre più veloce, costringendolo prima a camminare, poi a correre, a ruzzolare e infine a strisciare. Si arriva a destinazione stanchi, spossati, emotivamente provati per ciò che lo studio francese decide di fare al cast, nel modo giusto, correndo senza mai sbandare. Per questo motivo, il voto, che per lungo tempo nella mia mente era simbolicamente un decimo sotto quello di Innocence, è cresciuto fino a diventare quello che vedete qui sotto. Perché A Plague Tale: Requiem ha quanto serviva per renderlo migliore del predecessore. Per quanto sia vero che graficamente sia leggermente inferiore alle aspettative, il colpo d'occhio generale è migliore rispetto al primo capitolo e il gioco resta comunque un esempio di direzione artistica egregia. D'altra parte, A Plague Tale (la serie) non è mai stata un mero sfoggio di tecnica, ma un ricordo da attraversare. È sempre stata la storia di Amicia e Hugo: una storia che, ci scommetto, rimarrà nella memoria.
A Plague Tale: Requiem è quello che si sperava, ovvero una riconferma e non un passo indietro, che è ciò che si può temere invece quando studi relativamente conosciuti fanno il botto con un caso fortuito. Asobo Studio ha costruito in maniera quasi artigianale un seguito che sa perfettamente dove deve puntare le sue fiches, dove deve fermarsi e dove non c’era bisogno di mettere mano. Il risultato finale è ancora una volta una sorpresa, ma per motivi diversi. Se il gameplay offre qualcosa di più, senza provare a strafare, perché aveva già tutto quello che serve (e quello che aggiunge ben si integra), in termini di intrattenimento, trama, ritmo, A Plague Tale: Requiem prende per mano il giocatore, poi inizia ad andare sempre più veloce, costringendolo prima a camminare, poi a correre, a ruzzolare e infine a strisciare. Si arriva a destinazione stanchi, spossati, emotivamente provati per ciò che lo studio francese decide di fare al cast, nel modo giusto, correndo senza mai sbandare. Per questo motivo, il voto, che per lungo tempo nella mia mente era simbolicamente un decimo sotto quello di Innocence, è cresciuto fino a diventare quello che vedete qui sotto. Perché A Plague Tale: Requiem ha quanto serviva per renderlo migliore del predecessore. Per quanto sia vero che graficamente sia leggermente inferiore alle aspettative, il colpo d'occhio generale è migliore rispetto al primo capitolo e il gioco resta comunque un esempio di direzione artistica egregia. D'altra parte, A Plague Tale (la serie) non è mai stata un mero sfoggio di tecnica, ma un ricordo da attraversare. È sempre stata la storia di Amicia e Hugo: una storia che, ci scommetto, rimarrà nella memoria.

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